Servizio Civile alla “Fondazione”: il racconto delle volontarie

Il servizio civile è un’esperienza di formazione personale e professionale per i giovani.

Per il primo anno la nostra Fondazione aderisce al progetto Benessum 2.0 “I nostri anziani e loro famiglie: miglioriamo la sicurezza e la qualità della loro vita” organizzato dal Servizio Civile Universale di Bologna SCUBO. L’obiettivo di Benessum 2.0, nato in questi anni di emergenza sanitaria, vuole essere la ricerca e la costruzione di un nuovo modello societario e di servizi volti a migliorare la sicurezza e la qualità della vita degli anziani e dei loro familiari.

 

 

Il progetto del servizio civile offre possibilità di crescere nel campo delle competenze relazionali e comunicative, fondamentali in ogni ambiente lavorativo. Gli operatori volontari acquisiscono competenze pratiche e una visione di insieme sul valore dell’inclusione.

In particolare, le attività dei volontari all’interno della nostra Fondazione sono principalmente di supporto e assistenza ai residenti nelle loro attività quotidiane, di socializzazione, aggregative, culturali e ludico-ricreative.

Qual è il bilancio dei nostri volontari del Servizio Civile?

Per Eva Sirchia, volontaria del progetto, l’obiettivo del Servizio Civile è quello di migliorarsi e crescere attraverso il confronto e l’ascolto.

Tra i punti di forza della sua esperienza c’è sicuramente il miglioramento delle competenze relazionali, comunicative e creative grazie soprattutto ai momenti di condivisione e scambio con i residenti.

In Fondazione, occupandomi di anziani e disabili, ho imparato a mettere da parte ogni pregiudizio per poter essere di aiuto. Ho anche cercato di superare i miei limiti che è un valore aggiunto non solo nel volontariato ma in generale nella vita”.

Guarda l’intervista di EVA SIRCHIA

Il servizio civile è anche sinonimo di crescita professionale per Rossella Ricciardi. Il progetto ha rappresentato una grande occasione per mettere in pratica quanto appreso all’università.

L’esperienza in Fondazione le ha permesso di migliorare le relazioni con i pazienti, i familiari e il personale, di comprendere e gestire meglio le dinamiche che si creano all’interno di una organizzazione.

Non c’è nessun manuale che insegni a relazionarsi con una persona fragile, perché la cura farmacologica può bastare al 50%. L’altra metà è rappresentata dalla “cura umana” di tutto il personale che si prende cura dei residenti”.

Guarda l’intervista di ROSSELLA RICCIARDI

Vuoi vivere l’esperienza del servizio civile alla Fondazione Sant’Anna e Santa Caterina?

La scadenza per fare domanda è stata prorogata fino al 9 marzo.

Per maggiori informazioni vai sul sito www.scubo.it o scarica il programma.